La stagione ideale per praticarla, se ci riferiamo ai Bass, va dalla tarda primavera all’autunno anche se sporadiche catture si possono effettuare tutto l’anno. Se invece ci riferiamo ad altri pesci, per i Luccio funziona egregiamente dall’autunno all’inverno, mentre per le Trote in cava, si è scoperto che le stesse prediligono molto questa azione di presentazione a saliscendi, nei sottoriva prescelti come luogo di frega nel periodo di fine autunno, inizio inverno.Ovviamente possiamo praticarla con le canne ed i mulinelli che possediamo, anche se l’ideale, se diamo retta ai cugini americani, bisognerebbe utilizzare una apposita canna monopezzo da casting (Flipping Stick) da 7,6 piedi (ca. 230 cm.), magari con il primo pezzo vicino al calcio, rientrante, per agevolarne il trasporto. Queste specifiche canne, hanno un’azione molto rigida e di punta; prendendole in mano per la prima volta, si ha l’impressione di avere fra qualcosa di davvero tosto! La tecnica del Flipping è infatti la più pesante fra le tecniche “da gomma” e richiede, per aver ragione dei pesci rintanati fra gli ostacoli, di una attrezzatura robusta in ogni particolare.Il mulinello da abbinare sarà ovviamente da casting e possibilmente con il bottone “Flipping” che permette di far scendere con facilità il monofilo durante la pesca a ridosso degli ostacoli e una volta percepita l’abboccata, consente un ferraggio immediato, molto superiore alla sola azione manuale. Una volta inserito il bottone Flipping, spingendolo verso l’alto, posto sopra al carter del mulinello, ci basterà tener premuta la leva di sblocco per liberare la bobina e far scendere la nostra esca verso il fondo.Appena avvertiremo un segnale di abboccata, ci basterà rilasciare la leva e la bobina si bloccherà istantaneamente. Potremo quindi imprimere la ferrata in modo molto più veloce senza preoccuparsi di dover azionare la manovella manualmente per ottenere la chiusura e poter iniziare il recupero.L’utilità di tale bottone è solamente limitata a queste specifiche occasioni, ma vi assicuro che è molto utile.Il Flipping è una tecnica decisamente pesante, da effettuarsi a distanza ravvicinata, preferibilmente dentro all’intrico degli ostacoli quali canneti, distese di ninfee, alberi sommersi, pontili…insomma tutti quegli ostacoli solidi che rappresentano i rifugi preferiti dei predatori più grossi e smaliziati. Malgrado a prima vista possa sembrare monotona e poco adescante è di un efficacia formidabile per stanare ed indurre all’abbocco gli esemplari migliori.Nessun’altra tecnica riesce a tanto, perché è l’unica ingrado di far arrivare l’esca a diretto contatto di avversari fermi nelle loro tane e non disposti a risalire o spostarsi per ghermire altri tipi di esche. Il monofilo da impiegare, andrà scelto in relazione ai pesci ed alla consistenza degli ostacoli presenti, io preferisco impiegare diametri che vanno dallo 0,35 allo 0,50.Non mi piace il trecciato, anche se con questo tipo di acque torbide si potrebbe impiegare, personalmente preferisco impiegare il monofilo perché ha una riserva di elasticità che può far comodo durante i recuperi forzati, per impedire al pesce di strappare o di slamarsi. Le esche da impiegarsi, oltre ai Jigs (che illustreremo meglio in un apposito articolo), sono principalmente quelle siliconiche a partire dai worms con particolare predilezione per quelli a coda diritta, lunghi dai 6 ai 9 pollici, soprattutto nei colori nero o comunque scuri ed innescati wacky rigging con amo antialga oppure con montatura down shot (con la piombatura sotto l’amo). Da non dimenticare poi le salamandre (Lizard), i gamberi e gli adescanti skirted grub double tail in silicone, innescati con amo singolo e piombatura in testa (magari Stand Up Jighead della Chompers, che permettono di mantenere fermo l’artificiale sul fondo, con l’amo rivolto all’insù).Per ultimi, ma non meno importanti, con queste tecniche, i Tube Jig (che sono già stati ampiamente trattati in un apposito articolo).
L’azione di pesca :
E’ davvero molto semplice, si lancia verso il punto prescelto (sempre vicino a noi), aprendo l’archetto, sfilando il filo necessario con l’altra mano ed imprimendo alla canna lo slancio necessario per posare l’esca nel punto voluto. Una volta lanciato l’artificiale, andrà frenato immediatamente l’arrivo in acqua, per effettuare una posa il più delicata possibile dell’artificiale.Tale azione, si esegue chiudendo l’archetto un secondo prima che l’artificiale tocchi l’acqua ed agendo nel contempo di canna, portandola all’indietro fino a far tendere la lenza un attimo prima della caduta in acqua dell’esca.Dopo il necessario tirocinio, riusciremo a far “pattinare” leggermente sulla superficie dell’acqua il nostro artificiale, anche pesante, nel miglior modo possibile, facendolo entrare in acqua molto più silenziosamente.Eviteremo di allarmare maggiormente il pesce, costringendolo a fughe precipitose e facendolo intanare nei meandri più intricati del suo rifugio, a tutto beneficio dei risultati complessivi della battuta di pesca.Ricordiamoci che siamo a una distanza estremamente ravvicinata dall’hot spot prescelto e già avvicinandoci in barca o in belly boat, compiremo nostro malgrado movimenti e produrremo rumori che metteranno sul chi vive tutti i pesci del circondario.Queste indispensabili precauzioni, andranno ovviamente curate maggiormente, nei posti dove la presenza di altri pescatori è più massiccia ed il pesce è più smaliziato.Ricordiamoci comunque che con una buona posa in acqua, siamo già al 50% dell’opera, anche se avvertiremo l’abboccata solamente sul fondo. Anche quest’ultimo caso infatti, ci darà conferma che il pesce non è stato spaventato, rimanendo in zona e disponibile all’abbocco.