Personalmente amo la pesca dei grandi predatori di pianura, ma ormai sono 8 anni che dedico molte delle mie uscite alla fario dei torrenti appenninici, pescando a mosca, al tocco e soprattutto a spinning. Ed è proprio quest’ultima tecnica quella che preferisco, forse per la possibilità di selezionare la taglia delle catture, forse per la spettacolarità dell’azione di pesca, dall’attacco in diretta alla dura lotta della grossa trota,… non so perchè, ma ritengo che sia una delle tecniche più affascinanti e impegnative per il pescatore sportivo. La trota di torrente non è un pesce particolarmente smaliziato e diffidente verso le esche che gli vengono proposte, ma è assolutamente uno dei più timorosi e sospettosi nei confronti dell’uomo. Si può pescare con lenze sottilissime e la migliore delle esche disponibili, ma se ha avvertito l’avvicinarsi del pescatore la fario difficilmente attaccherà con convinzione, specialmente se di grossa taglia. Una buona attrezzatura è molto importante, ma lo è molto di più il modo di affrontare la limpidezza del torrente senza farsi scorgere dal salmonide. Ho qui comunque descritto quello che serve al pescatore a spinning che non ha mai affrontato il torrente e desidera rubare un po’ di tempo a bass, lucci, lucioperca e siluri per provare qualcosa di nuovo senza incappare in un cappotto demoralizzante!!
CANNA
È probabilmente l’attrezzo più importante e va scelto con cura e senza fretta. Nei negozi sono disponibili tantissime canne da spinning definite “da trota” perchè corte e leggere, ma che purtroppo si rivelano inutili giunti sul torrente. Innanzi tutto una canna da torrente non deve essere necessariamente corta, ma deve essere scelta in base ai luoghi dove intendiamo recarci. Le lunghezze più utilizzate vanno dalle corte 5′ (circa 1,50m) per i microtorrenti infrascati fino alle 8′ (circa 2,40m) per i torrenti di fondovalle più ampi e per i bacini idroelettrici che talvolta interrompono il normale corso del torrente. Per iniziare conviene scegliere un attrezzo sui 6′ – 7′ (circa 1,80m – 2,10m) in quanto ci permetterà di affrontare al meglio buona parte delle situazioni. Una canna molto corta ha il vantaggio di essere più maneggevole e pratica nei piccoli torrenti con fitta vegetazione, è relativamente meno visibile ai pesci e garantisce una ferrata più pronta mentre una canna più lunga permette di raggiungere distanze maggiori nel lancio, permette un miglior controllo dell’artificiale e facilita il recupero del pesce. In estate, in particolare, molti pescatori affrontano il torrente di fondovalle con canne da ultraleggero di 5′ – 6′, ma ciò è in parte sbagliato: se è vero che quando c’è meno acqua si utilizzano più di frequente piccoli artificiali di 1 – 4 g, è anche vero che una canna più lunga, diciamo sui 7′ – 7’6″ (ma di potenza adeguata alle esche), ci permette di far lavorare l’esca dove vogliamo noi, riuscendo a farle fare lo slalom tra i sassi affioranti che in primavera sono sott’acqua e portarla nelle posizioni più interessanti, oltre che facilitare il recupero della trota e permetterci di lanciare a maggiore distanza i piccoli artificiali. Molta confusione si è fatta sull’azione, sulla rapidità e sulla potenza della canna da spinning alla trota e non è per niente facile descrivere a parole le caratteristiche che deve avere un buon attrezzo. Essenzialmente la canna ideale è ad azione parabolico-progressiva e sensibilmente rapida: ciò significa che recuperando un esca media (per esempio un Martin da 6 g) controcorrente non deve piegarsi eccessivamente, ma mantenere una buona dose di sensibilità e potenza affinchè si possa avvertire la toccata e ferrare energicamente. Diciamo che una canna lenta (morbida) permette un miglior controllo del pesce allamato, ma penalizza sensibilmente la ferrata, che giunge al pesce in ritardo e con poca potenza, e garantisce una scarsa riserva di potenza nella lotta contro un grosso pesce mentre una canna rapida (più rigida) penalizza in parte il controllo sul recupero dei pesci di piccola taglia, ma favorisce di molto la ferrata, che giunge alla trota tempestivamente e con potenza, e garantisce un’azione che permette di stancare il grosso salmonide e impedirgli di andare dove desidera nella lotta. La potenza deve essere comunque adeguata alle esche utilizzate e spesso la grammatura di lancio indicata non rappresenta il reale campo di utilizzo. In linea di massima, molte canne recano impressa una fascia di grammature che è generalmente il doppio di quella realmente utilizzabile in torrente (come azione di pesca, non come lanciabilità): per esempio una canna con impressa la fascia “10 – 30 g” sarà quasi sicuramente adatta al lancio a lunga distanza di esche tra i 10 e i 30 g, ma si rivelerà probabilmente utile nel recupero di esche tra i 5 e i 15 g circa, in quanto chi calcola il campo si basa unicamente sul lancio e non tiene conto del tipo di esca utilizzata e del suo comportamento in corrente. Una canna del genere darà quindi il massimo con esche dai 10 ai 15 g: esche più piccole saranno lanciate a distanza minore e quelle più grandi offriranno troppa resistenza nel recupero controcorrente. Sul mercato si possono trovare attrezzi economici in fibra di vetro del costo di 20 – 30 ? fino alle canne in grafite ad altissimo modulo con prezzi di 150 – 400 ?: per iniziare non occorre comprare un attrezzo costoso, specifico e estremamente delicato per pescare in torrente, dove è teoricamente possibile cadere spesso se non si è abituati a camminare sui sassi e guadare un fiume, tuttavia conviene spendere qualcosa di più di 50 ? per avere un attrezzo con le caratteristiche sopracitate. Nella scelta si dimostrano molto importanti anche due particolari come il portamulinello, che va scelto resistente, in un buon materiale inossidabile, comodo e preferibilmente del tipo a vite, e gli anelli scorrifilo che, per garantire una lunga vita alla lenza, è preferibile scegliere tra i modelli realizzati in carburo di silicio (SiC) o a base di titanio. Questi ci permetteranno inoltre di utilizzare fili fusi o trecciati, senza che questi scalfiscano gli stessi anelli. L’impugnatura può essere più o meno lunga, in sughero o in neoprene, con elementi in metallo, legno, grafite o plastica, ma queste sono scelte personali e non influenzano l’azione di pesca. Può tornare utile un piccolo anello di metallo poco sopra l’impugnatura dove poter agganciare l’artificiale durante gli spostamenti.
MULINELLO
Un buon mulinello deve essere necessariamente robusto, affidabile e garantire un imbobinamento del filo perfetto, senza causare fastidiose parrucche e torcere su se stesso il filo nel recupero. Ottime caratteristiche sono l’imbobinamento a spire incrociate, il rullino scorrifilo anti-abrasione, con piccolo canale e diametro superiore, la presenza di numerosi cuscinetti a sfere e a rulli di ottima qualità e l’anti-ritorno infinito. Molti sostengono che il mulinello per la pesca a spinning in torrente deve essere necessariamente velocissimo (70 – 80 cm di filo per giro di manovella), il mio parere è differente. Pescando la fario in torrente ho evidenziato una forte tendenza della trota a non allontanarsi mai troppo dalla sua tana, dalla sua posizione, sia per inseguire una preda trascinata dalla corrente che per scacciare un intruso (come un altro pesce) e specialmente una grossa fario non si allontanerà mai troppo per inseguire un’esca, soprattutto se questa si muove a forte velocità. Oltretutto l’unica occasione dove risulterebbe utile avere un recupero di 80 cm a giro è dove, pescando a risalire, si è di fronte a una corrente molto molto veloce e uniforme e si vuole pescare con i minnow. Ma in una situazione del genere ritengo che possa tornare più utile un rotante pesante con cavalierino o un ondulante pesante, in quanto un minnow, a parità di peso e capacità di lavorare in profondità, tende a essere più facilmente trascinato dalla corrente perchè di superficie esterna maggiore rispetto agli altri due, senza contare che in un luogo del genere può anche tornare utile la pesca in trattenuta da monte con un grosso rotante a paletta stretta. In presenza di buche molto profonde, dove spesso si nascondono gli esemplari più belli, è spesso necessario tenere l’esca sul fondo e recuperare molto lentamente, ecco quindi che un mulinello più lento (50 – 60 cm di filo per giro) fa al caso nostro e, se dotato di basso rapporto di recupero, ci aiuterà anche nella lotta con la sua trazione più potente. È importante sottolineare che un mulinello con rapporto di recupero alto (6,2 : 1) non è necessariamente più veloce di uno con un rapporto più basso (4,2 : 1), in quanto la velocità di recupero per giro di manovella si calcola moltiplicando il rapporto di recupero per la circonferenza media della bobina (ovvero il diametro medio per 3,14..). Nella scelta sono importanti anche i fattori peso e dimensione: un buon mulinello non deve rinunciare a caratteristiche meccaniche e tecniche importanti per soddisfare esigenze estetiche, nè deve essere necessariamente leggero (si sente molto di meno un mulinello di 300g equilibrato con la canna che uno da 200g che non la equilibra e ne sposta il baricentro dal punto ideale, ovvero dove teniamo l’indice impugnando la canna correttamente).
FILO
Come già sottolineato, la pesca a spinning della trota non richiede lenze capillari e invisibili, però trote di una certa taglia tendono a insospettirsi parecchio pescando in acque basse e limpide. Oltretutto un filo sottile permette anche grossi vantaggi come la possibilità di lanciare più lontano, di pescare più in profondità e far muovere gli artificiali con più naturalezza. Da qualche anno sono in commercio, oltre ai classici monofili, filamenti in microfibre intrecciate tra di loro (trecciati) o fuse insieme (superfili fusi). Rispetto ai monofili possiedono minore percentuale di allungamento (5% contro il 25% dei normali nylon), migliore resistenza a trazione (3 volte maggiore) e abrasione, migliore sensibilità,… ma purtroppo sono anche più visibili (anche se si può diminuire il diametro a parità di carico di rottura), hanno un costo abbastanza superiore (ma durano più a lungo) e scalfiscono i passanti delle canne e i rullini scorrifilo dei mulinelli se non sono in SiC o in titanio. Comunque sia, il diametro da utilizzare varia da 0,12mm (per i periodi estivi e pescando con artificiali da ultraleggero) a 0,20mm (per le acque velate e livelli alti) per i monofili e da 0,04mm a 0,12mm per i multifili.
ARTIFICIALI
Meritano un discorso a parte, comunque ritengo indispensabili in torrente:
• – cucchiaini rotanti con cavalierino, dal n°0 al n°5 secondo i modelli e con palette più o meno ampie a seconda della corrente (Mepps Aglia, M. Comet, M. Long, Vibrax, Ilba, …)
• – cucchiaini rotanti con paletta inserita sull’asse (Martin da 1 a 15g,…)
• – cucchiaini ondulanti più o meno larghi, da 3 a 15g (Simplex Ardito, Mepps Cyclops,…)
• – minnow galleggianti e affondanti, da 2 a 9 cm (Rapala, Brutto Anatroccolo, Nils Master, Salmo, Abu,…)
• – cavallette finte e piccoli artificiali in silicone (esche alternative)
Tutte queste esche vanno comunque scelte in base alla profondità e alla velocità della corrente per fare viaggiare l’artificiale dove vogliamo noi. Il colore va scelto in base alla limpidezza dell’acqua, alla profondità e all’aggressività dei pesci: colori naturali per acque limpide e di fantasia per acque velate o pesci apatici; palette argentate per i cucchiaini in condizioni di luce scarsa e grandi profondità, poi dorate, ramate e infine nere quando l’acqua è limpidissima e poco profonda.ATTREZZATURA COMPLEMENTARE
• – moschettoni con girella: permettono di cambiare artificiale senza rifare il nodo ogni volta; la girella impedisce che la rotazione del cucchiaino rotante faccia torcere su se stesso il filo;
• – pinza a becco: permette di sganciare meglio e più velocemente l’esca dalla bocca del pesce, di schiacciare gli ardiglioni degli ami pescando no kill e di tagliare il filo (se provvista anche di cesoia alla base);
• – guadino: spesso non necessario, utile per salpare un grosso pesce da posizioni scomode, ma vietato dove si pratica il no kill;
• – bobina di filo di scorta;
• – alcune ancorette e ami singoli e relative anelline di collegamento: per sostituire ancorette o ami rotti dagli artificiali o sostituirli con ami singoli per pescare nei tratti no kill;
• – metro avvolgibile e bilancina a molla: per misurare e/o pesare la cattura, operazione da farsi in molta fretta se si intende rimollare il pesce;
• – macchina fotografica: sostituisce il cestino porta-pesci;
• – stivali di buona qualità, almeno cosciali e con suola antiscivolo (magari chiodata, anche se più rumorosa);
• – abbigliamento adeguato per la stagione e il tempo (da evitare colori troppo vistosi e appariscenti);
• – occhiali con lenti polarizzate, che permettano di eliminare i riflessi della superficie dell’acqua;
• – licenza di pesca e opportuni permessi.